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al testo di Marco Galvagni
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Ely, nel mio cuore ti lascio un fremito diamantato, ciò che da te non ebbi ma che mi donerai come un diadema stellato figlio d’un antico incantesimo. Il mio amore è un uccello ferito e io ne sarò la panacea. Perché per me sei la più bella. Hai tatuaggi di nuvole, cigni e gabbiani non sulla pelle ma nell’anima, pura e nitida. E’ di pane il tuo cuore e le tue mani sono archi stellati. Hai anima che io immagino rosso fuoco come una stilettata nelle tenebre, prelude ad un gomitolo di lenzuola in cui, madidi, ci avvinghieremo. Col pianoforte dei miei versi per te suonerò note audaci, nella neve o fra gli aironi e su di te, sulle tue ciglia, cadrà musica di vero amore. Sempre m’immergerò nella tua ombra di corallo. L’alba e il crepuscolo saranno il nostro sorriso: vedrò l’aurora nei tuoi capelli e la sera nelle tue unghie. Il tuo viso e il tuo corpo vennero da me da una casa straniera in una giornata miracolosa velata da aghi di pioggia e da un sogno, un giorno di miracolose resurrezioni di farfalle in cui tu, prima stella da qui all’infinito, fosti avvolta in una carezza di luce, io felice per averti trovata fra le crepe d’uno specchio. La tua bocca mi regalava libellule di luce, pensando ad appuntamenti in radure ombrose in cui rotolarci innamorati nell’erba; desiderai avvicinarmi al fogliame per stendermi con te presso il greto d’un ruscello, nuotando controcorrente, com’è nella vita il nostro cammino. Il nuovo autunno della volta celeste sarà velato di fari nella trama delle stelle, cadranno in ottobre foglie dagli aceri, un autunno di nebbie e tristezze. Io non so dove andrai, dove andrò camminando senza la mia duplice. So solo che la mia cripta recondita di gioia la devo al tuo ricordo etereo, mia quaglia piumata. Staremo uniti e le nostre mani s’incroceranno fra glicini. Tutto sarà riunito. Perché per me sei la più bella.
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